Final Four Italia vs Spagna: Portieri a confronto
Si sono conclusi ormai da qualche settimana due dei principali eventi del futsal europeo. Da una parte la nostra Coppa Italia, appuntamento dal fascino immutato nonostante il cambio di formula degli ultimi anni da Final Eight a Final Four. Dall'altra la Coppa di Spagna, forse in assoluto la competizione più spettacolare a livello di club.
Anche nelle edizioni 2024 non sono mancate le emozioni con i portieri grandissimi protagonisti, nel bene, con alcuni interventi che hanno invaso il web, e nel male, con gol che hanno fatto storcere il naso. Abbiamo deciso di approfondire quanto visto a Policoro e Cartagena da un punto di vista statistico, prendendo in analisi le singole partite ed il contributo dei “numeri uno”.
Il nostro focus vuole riguardare gli estremi difensori impegnati in questi due grandi eventi. Attraverso numeri e statistiche mettiamo a confronto le due scuole, cercando di scovarne differenze e similitudini.
I criteri utilizzati hanno riguardato l’utilizzo di mani-piedi in fase di possesso e le parate in fase difensiva.
Nel primo caso sono stati presi in considerazione gli appoggi e i rilanci, nel secondo caso i diversi tipi di parate (mani, piedi, a croce etc.).
COPPA ITALIA
Cominciamo dalla semifinale più equilibrata e vinta 3-2 dall'Olimpus Roma sull'L84. Tra i pali si sono confrontanti Daniele Ducci, fresco di convocazione in nazionale e Fabio Tondi. I due si sono praticamente equivalsi per numero di parate, ma c'è da evidenziare come il portiere romano abbia effettuato otto interventi di mano, mentre quello piemontese abbia privilegiato quelle di piede, sette. Da segnalare la parata in “brasiliana” da parte di Ducci.
L'aspetto però più rilevante riguarda il coinvolgimento nel gioco. Tondi ha avuto solo 13 occasioni per parteciparvi attivamente. Con i piedi positivi tutti e quattro gli appoggi, mentre ha sbagliato i tre lanci effettuati. Si aggiunge anche un tiro in porta. Con le mani cinque rilanci, di cui uno a buon fine, tre sbagliati e uno sporcato.
Ducci è stato invece coinvolto nel gioco in maniera clamorosamente maggiore, con ben 28 situazioni. Tantissimi i lanci: 10 con i piedi, di cui solo uno a buon fine, e 13 con le mani, con leggera prevalenza, 7-6, di quelli errati.
Nella seconda semifinale, vinta nettamente dal Napoli per 5-0 sull’ Ecocity, il dato che balza all'occhio è come, nonostante il risultato, sia stato il portiere campano Bellobuono, a parare maggiormente. 12 parate (8 con le mani), rispetto alle 5 di Mammarella (4 di mano una in opposizione). Il dominio del Napoli si è invece concretizzato anche nel maggiore utilizzo del portiere nel gioco. Mammarella ha effettuato solo cinque rilanci con le mani (nessuno sbagliato) e due di piede (uno errato), più quattro appoggi corti (tre giusti). Ben 23 quelli di Bellobuono: 11 con i piedi (5 buoni) e 12 con le mani (5 a buon fine). Con i quattro appoggi, fanno 27 situazioni.
Il dato statistico ci presenta alla finalissima due squadre che complessivamente in semifinale hanno utilizzato il portiere attivamente nel gioco ben 55 volte. Sarebbe stato lecito attendersi dati similari in finale, ma in realtà non è stato rispettato da nessuna delle due compagini.
Il Napoli, che ha vinto con merito la coppa, ha cambiato portiere con un ottimo De Gennaro al posto dell'infortunato Bellobuono, ma ha anche modificato il suo utilizzo, con appena 9 coinvolgimenti diretti, di cui 7 rilanci (tutti sbagliati di piede, due giusti di mano). Appena uno in più per l’ Olimpus, con Ducci che ha avuto 10 opportunità (con 6 rilanci di mano, due buoni, e 3 di piede). La netta vittoria della squadra di Colini non ha impedito a De Gennaro di essere protagonista con ben 12 parate (4 di mano, 4 di piede, due a croce e due a brasiliana), mentre Ducci ha dovuto compiere solo 5 interventi (3 di mano, uno a croce e uno di piede).
COPPA DI SPAGNA
Nella prima semifinale, quella terminata poi ai rigori con la vittoria del Barcelona sui campioni d'Europa del Palma (1-1 prima dei penalty), si nota subito un modo diverso dell'utilizzo nel gioco. Cominciamo dai portieri catalani Didac Plana e Miquel Feixas, alternati tra i pali: 17 volte chiamati in causa per partecipare al gioco. 12 i rilanci effettuati, sei con le mani (5 buoni) e 6 con i piedi (5 sbagliati). Cinque gli appoggi corti, di cui 4 a buon fine. Il portiere brasiliano del Palma, Luan Muller, miglior giocatore delle ultime finali di Champions e abilissimo palla al piede, non ha effettuato nemmeno un rilancio, venendo coinvolto con 8 appoggi corti, tutti riusciti.
Il Palma ha prevalso dal punto di vista delle occasioni, contro un Barcellona costretto in queste finali soprattutto a difendersi, a causa del roster ridotto. Didac e Miquel hanno così effettuato 19 parate, 9 di piede, 8 di mano, una croce e un tiro libero. Undici quelle di Luan, di cui ben 8 di mano, una in opposizione e una doppia.
Anche la seconda semifinale si è conclusa ai rigori, con la vittoria del Pozo sul Jaen dopo il 3-3 finale. Partita che ha visto in particolar modo circolare sul web il video della doppia parata di Espindola del Jaen e la parata in stile pallamano del portoghese Edu in uno dei rigori decisivi.
Tornando a quanto visto in partita, da notare come l'abilità con mani e piedi di Espindola sia stata ampiamente utilizzata come arma dai “gialli”, con ben 22 situazioni, tra cui ben 17 rilanci, equamente divisi tra mani e piedi e tra riusciti e non riusciti. Quattro anche i tiri in porta dall'ex portiere di Asti, Napoli e Pesaro. Limitato invece il coinvolgimento di Edu con appena quattro rilanci. Espindola anche più impegnato tra i pali, con 18 parate (9 di mano, 5 di piede, 2 in opposizione, 1 brasiliana e 1 croce). Edu ne ha dovute compiere solo 7 (3 di mano, 2 di piede e 2 in opposizione).
Nella finalissima vinta in maniera rocambolesca dal Barcelona, il Pozo ha confermato di utilizzare poco Edu nel gioco offensivo, complice anche una difesa molto bassa dei catalani e l'alto possesso palla della propria squadra. Appena due rilanci di piede, entrambi sbagliati, e tre appoggi per l'estremo portoghese. Il Barcelona ha alternato ancora Didac e Miquel, mantenendo un discreto livello di coinvolgimento se si considerano anche due tiri in porta. La tipologia impostata dalla squadra di Velasco ha inoltre portato i suoi portieri a parare di più, 18 volte (10 con le mani), mentre l'estremo difensore del Pozo ne ha compiute 12, di cui un terzo in situazione di uno contro uno.
CONSIDERAZIONI FINALI
Volendo fare un paragone definitivo con la Final Four di Coppa Italia, dove non abbiamo visto esibirsi portieri di scuola brasiliana, si è notato come i numeri dicano che in Spagna si sia optato molto meno per l'utilizzo del rilancio lungo. Complessivamente sono stati infatti 17 con i piedi e 24 con le mani, per un totale di 41 (17 solo di Espindola). In Italia sono stati invece ben 32 con i piedi e 47 con le mani, per un totale di 79, praticamente quasi il doppio. In Coppa Italia meno coinvolti i portieri negli appoggi 18 contro 25, e nei tiri in porta, 1 contro 6.
Per quanto riguarda le parate, possiamo dire che la percentuale di tiri in porta è stata superiore in Spagna e di conseguenza anche le parate sono state maggiori. Le parate di mano sono state quelle più utilizzate (42 in Spagna e 32 in Italia), a seguire quelle di piede (26 in Spagna e 20 in Italia). Stesso numero di doppie parate (2 per parte) e di quelle a croce (3 per parte). La vera differenza riguarda le parate in opposizione: ne troviamo 8 in Spagna e 1 in Italia.
Al netto di tutti i dati che abbiamo processato, possiamo dire che per quanto riguarda le parate non si notano numeri che possano introdurre una valutazione con disparità importanti tra le due scuole.
Un confronto invece si potrebbe proporre a riguardo della fase di possesso. In questo caso le statistiche raccontano di una percentuale di giocate di mani e di piedi andati a buon fine molto favorevole ai ragazzi spagnoli. In generale sembra superiore il coinvolgimento nel gioco di possesso in Spagna e con un margine di errore minore rispetto al Bel Paese.
Abbiamo chiesto a Carlos Espindola, ora in forza al Jaen, un suo punto di vista avendo giocando in entrambi i campionati.
Domanda: Carlos sei l’unico portiere ad aver disputato le due competizioni, quali sono le differenze che hai notato?
Espindola: “La differenza è che in Spagna il gioco è meno fisico, più aperto e ci sono più transizioni. Mentre in Italia le squadre sono molto chiuse e si gioca molto con il pivot ed è un gioco più statico dove si cerca la giocata, prendendo il tempo all’avversario e quindi per i portieri ci sono meno tiri da dover affrontare. In Spagna quasi tutti i portieri giocano con i piedi, mentre in Italia questa cosa sta iniziando adesso”.
Paolo Del Grosso, che per un anno ha allenato Carlos, dice cosi:
“Quello che personalmente ho notato, è il modo di giocare induce il tipo di preparazione e poi il tipo di prestazione che il portiere effettuerà.
Intendo dire che è il gioco stesso e come viene interpretato e capito dagli allenatori che richiama maggiormente alcune abilità o skills dei portieri, e quindi solleciterà nei loro estremi difensori la risoluzioni di alcuni problemi che la loro squadra si troverà ad affrontare.
Vediamo in Spagna una volontà estrema di gestire la palla iniziando l’azione con il portiere, questa situazione crea una percentuale di palloni persa maggiore e quindi maggiori transizioni e maggiori tiri subiti, a differenza del campionato Italiano dove si tende maggiormente a iniziare o sviluppare l’azione immediatamente con la verticalità sul pivot, spesso direttamente dal portiere. Questo crea molti lanci con mani e piedi da dover effettuare per i portieri, con margini di errore alti, e uno scarso numero di conclusioni nella porta.
In Italia le difese sono più chiuse e basse quindi si creano maggiori tiri da zone laterali ma comunque numericamente sempre inferiori rispetto alla Spagna.
Eclatante, come lo scorso anno del resto, è il pressoché quasi inesistente numero di doppie e triple parate.
Quindi tenendo conto di questi dati, e vedendo le proposte esercitative degli allenatori dei portieri italiani, noto un discostamento tra la partita e l’allenamento, ovvero noto sempre più esercitazioni con tantissime parate, molto instagrammabili ma poco reali, e poche proposte sulla parte della gestione podalica o di rilancio con le mani.
Mi auguro che gli allenatori delle squadre tengano conto di questi dati, così da poter individuare con maggiore efficacia il portiere più adatto al loro sistema di gioco, e anche i preparatori dei portieri, facciano lo stesso, cosicché potranno contribuire alla formazione dei giovani numeri 1 più al passo con il futsal moderno”.
Portieri coinvolti:
Daniele Ducci (1998 – Italia): Punto di forza dell'Olimpus Roma, dove è cresciuto e di cui difende la porta da tre anni in Serie A. Fresco di convocazione in nazionale, ha realizzato 3 reti nell'attuale regular season.
Fabio Tondi (1993 – Italia): Esploso nel Milano, a metà della scorsa stagione è approdato all'L'84 di cui è diventato punto di forza. Quella attuale è per lui la settima stagione in Serie A.
Stefano Mammarella (1984 – Italia): Leggenda del futsal mondiale, a 40 anni e al suo 19° campionato in Serie A si sta confermando decisivo. Anche 4 gol in regular season.
Juri Bellobuono (1998 – Italia): Dopo due stagioni super al Real San Giuseppe è tornato nella sua Napoli per conquistare la seconda coppa Italia di fila. Ormai un punto fermo nelle convocazioni di Bellarte in nazionale.
Andrea De Gennaro (2002 – Italia): Il più giovane di tutti ed anche il meno atteso. Sostituisce alla grande l'infortunato Bellobuono e si ritaglia un ruolo da protagonista.
Didac Plana (1990 – Spagna): Da anni tra i migliori portieri del mondo, sesta stagione al Barcellona. Abile con i piedi e solido tra i pali. Ha partecipato ad un Mondiale ed un Europeo con la Spagna.
Miquel Feixas (1997 – Spagna): Cresciuto nella cantera azulgrana, tornato da quattro anni dopo la parentesi al Santa Coloma, sta piano piano guadagnando spazio. Suo il gol più spettacolare della Liga 23/24.
Luan Muller (1993 – Brasile): Naturalizzato armeno è alla seconda stagione in Spagna dopo aver fatto bene in Portogallo. Abilissimo e funambolico con i piedi, è stato il miglior giocatore dell'ultima Champions, vinta con il Palma.
Edu (1996 – Portogallo): Titolare della nazionale Campione del Mondo e d'Europa. Arrivato in Spagna molto giovane, si è fatto valere con Xota e Valdepenas prima del trasferimento in estate al Pozo. Sui tiri liberi e per alcuni rigori è stato sostituito dal leggendario Juanjo (1985 – Spagna), tre Mondiali e cinque Europei disputati con le Furie Rosse.
Questo articolo è stato scritto con l’importantissimo aiuto da parte degli allenatori Nicola Giannatasio, Luciano Miele, Gianluigi Tavone e Paolo Del Grosso.